Gianfranco Miglio


Gianfranco Miglio ( Como, 11 Gennaio 1918, 10 agosto 2001 )


BIOGRAFIA
Senatore della Repubblica Italiana nella XI, XII, XIII Legislatura. Membro del Gruppo Misto del Senato : dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001Senatore della Repubblica Italiana nella XI, XII, XIII Legislatura. Membro del Gruppo Misto del Senato : dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001.

Docente presso l'Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1988. Allievo di Alessandro Passerin Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, si formò sui classici del pensiero giuridico. Negli anni Cinquanta e Sessanta si dedicò allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del 'Deutsche Genossenschaftsrecht' che Otto Von Gierke scrisse tra il 1869 e il 1913, ai saggi di storia amministrativa dello storico Otto Hintze, alcuni dei quali fece tradurre in italiano dal suo allievo e ferrato germanista Pierangelo Schiera (O. HINTZE, Stato e società, Zanichelli 1980); Miglio fu peraltro uno dei primi a promuovere lo studio sistematico di Max Weber e, in modo particolare, della sua maggiore opera: Economia e SocietàDocente presso l'Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1988.

 Allievo di Alessandro Passerin Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, si formò sui classici del pensiero giuridico. Negli anni Cinquanta e Sessanta si dedicò allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del 'Deutsche Genossenschaftsrecht' che Otto Von Gierke scrisse tra il 1869 e il 1913, ai saggi di storia amministrativa dello storico Otto Hintze, alcuni dei quali fece tradurre in italiano dal suo allievo e ferrato germanista Pierangelo Schiera (O. HINTZE, Stato e società, Zanichelli 1980); Miglio fu peraltro uno dei primi a promuovere lo studio sistematico di Max Weber e, in modo particolare, della sua maggiore opera: Economia e Società.Negli anni Sessanta il professor Miglio fondò la "Fondazione Italiana per la Storia Amministrativa", un istituto che, tra le molte finalità, aveva soprattutto quella di studiare in modo sistematico le amministrazioni degli Stati italiani preunitari.

Si trattava di ricerche storiche condotte con un rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il professore comasco aveva appositamente prepararato per i collaboratori della Fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. Miglio si era posto l'ambizioso traguardo di scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi. Questo gli avrebbe permesso di effettuare una tipologia delle istituzioni dal Medioevo all'età contemporanea, ove potessero essere indicati i tratti distintivi o, viceversa, gli elementi comuni sussistenti tra i vari poteri pubblici storici. Ma v'era un'altra ragione che aveva indotto Miglio a studiare le amministrazioni preunitarie in un'ottica analogico comparativa. Seguendo il metodo scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del Novecento, il professore comasco si era proposto di studiare l'evoluzione storica dello Stato moderno. La F.I.S.A. pubblicò i più autorevoli lavori degli storici: dal volume sui comuni italiani di Walter Goetz al lavoro di Pietro Vaccari sulla territorialità del contado medievale.

Alcuni studiosi poterono pubblicare le loro ricerche sulla storia delle istituzioni politiche: ad esempio il lavoro di Gabriella Rossetti sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'alto Medioevo, il volume di Adriana Petracchi sull'intendente nella Francia d'antico regime e il poderoso studio di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco. Importante la collana della F.I.S.A. denominata Acta Italica: è probabile che, attraverso lo studio delle opere di Hintze, il professor Miglio avesse voluto riprendere lo stile degli Acta Borussica, l'imponente raccolta di documenti che gli storici tedeschi avevano costituito in Germania verso la fine del secolo XIX. Fu così stabilito che negli Acta Italia dovessero comparire le fonti archivistiche delle amministrazioni italiane preunitarie.Furono inoltre fondamentali nella formazione del professor Miglio i lavori dello storico austriaco Otto Brunner: di questo eminente studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi (O.BRUNNER, Per una nuova storia costituzionale e sociale, Vita e Pensiero 1970), ma promosse anche la traduzione italiana dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo lavoro - la cui prima edizione è del 1939 - Brunner aveva preso in esame la costituzione effettuale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nella concezione del diritto.

La traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della FISA già negli anni Sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne portato a compimento solo nei primi anni Ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve nel 1983 nella collana "Arcana Imperii". Miglio contribuì inoltre a far conoscere le opere di due storici dell'amministrazione: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist. Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine di quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la FISA ebbe vita breve: gli enti che provvedevano al suo finanzialmento, non scorgendo l'utilità "politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della borsa".Tornando alla formazione di Miglio, fu senza dubbio decisivo l'incontro con l'eminente giurista tedesco Carl Scmitt, le cui opere erano state in gran parte trascurate dagli intellettuali italiani.

L'aiuto che Schmitt aveva prestato al regime hitleriano, in modo particolare per sostenere la legittimità delle leggi razziali, fu giudicato in Italia troppo compromettente. In realtà, Schmitt con i nazisti rapporti di breve durata: nella seconda metà degli anni Trenta, il giurista tedesco aveva infatti preso definitivamente le distanze da Hitler. Di Schmitt il professor Miglio apprezzò i contributi afferenti alla storia del pensiero politico e alla scienza politica. Nel 1972 il professore curò la traduzione, assieme a Schiera, di svariati saggi schmittiani: ne uscì un volume, Le Categorie del politico, per il quale Miglio scrisse una breve prefazione incentrata sui contributi significativi che il giurista tedesco aveva portato alla scienza politologica. L'antologia, pubblicata dal Mulino, destò scalpore. Norberto Bobbio sostenne che, con quegli scritti, Miglio aveva "destabilizzato la sinistra italiana".Negli anni Ottanta gli interessi di Miglio si concentrarono sulle riforme istituzionali per la modernizzazione dell'Italia. Nel 1983, assieme ad un gruppo di esperti di diritto costituzionale e amministrativo, il professore comasco pubblicò due volumi ove si proponeva la riforma della seconda parte della Costituzione.

Tra le misure più urgenti da adottare, il 'Gruppo di Milano' - così venne definito il pool di professori coordinati da Miglio - proponeva un rafforzamento del governo guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un Senato delle Regioni sul modello del Bundesrat tedesco; infine l'elezione diretta del primo ministro contemporaneamente a quella per la Camera dei deputati. Secondo il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere del Parlamento e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno Stato di diritto.Nel 1983 Miglio diresse la collana di Scienza della politica “Arcana Imperii”: vi vennero pubblicati più di trenta volumi, tutti tra gli anni Ottanta e Novanta.Il pensiero politico di Gianfranco Miglio subì una svolta nel 1989.

Con il crollo del muro di Berlino, il professore comasco ritenne che lo Stato moderno fosse giunto al capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello di ricchezza conseguito dai paesi occidentali, avrebbero portato negli anni a cambiamenti di portata radicale nelle amministrazioni pubbliche. Secondo Miglio, in futuro lo Stato avrà crescenti difficoltà nell'offrire servizi efficienti ai cittadini, i quali, vedendo accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato, saranno portati ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia pubblica, ch'essi riterranno inadeguati per soddisfare i loro nuovi bisogni. L'elevata produttività dei paesi avanzati coinciderebbe in altri termini con la fine di un'epoca durata sino al crollo del muro di Berlino e contraddistinta da un alto grado di politicizzazione della società.

La fine degli Stati (moderni) e la vittoria del privato e del mercato porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi inseriti in una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali detengano frazioni di potere politico in grado di tutelare i rispettivi interessi particolari e integrarli in uno schema comune. Miglio ritiene quindi la struttura amministrativa dello Stato (moderno) assolutamente inadeguata a far fronte alle sfide del tempo presente. Il punto di forza degli antichi sistemi federali tra Medioevo ed età moderna - ad esempio le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, ma anche gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la repubblica delle Province Unite e gli Stati Uniti tra il 1776 e il 1787 - risiedeva precisamente nel ruolo ch'essi avevano saputo riconoscere alla società nelle sue articolazioni corporative e territoriali.

Eletto come indipendente nelle liste della Lega Nord, per quattro anni (dal 1990 al 1994)Miglio lavorò per il partito nella speranza di farne un'autentica forza di cambiamento. In questo periodo lavorò a un progetto costituzionale di riforma federale: fondata sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella della macroregioni (Nord, Centro e Sud e le 5 regioni a Statuto speciale), la costituzione migliana prevedeva l'erezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle macroregioni, da un rappresentante delle 5 regioni a Statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del Paese. Se attuata, la costituzione di Miglio porterebbe l'Italia ad essere uno dei paesi più autenticamente federali del pianeta.

I punti salienti del progetto, esposti nel Decalogo di Assago (1993), non vennero tuttavia fatti propri dalla Lega Nord: il segretario federale, Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di compromesso che puntasse al semplice rafforzamento delle autonomie regionali. Questo indusse Miglio a rompere definitivamente con il partito. Negli anni in cui la Lega si spostò su posizioni indipentiste (1995-1999), il professore parve riavvicinarsi alla linea del partito, sostenendo la piena legittimità del diritto di secessione come sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale.

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L'Intervento del Professor Miglio al Congresso Lega Nord (1994)



Gianfranco Miglio parla del progetto dell'Europa delle Regioni



Gianfranco Miglio ospite da Ferrara - 1990 (Parte 1)



Gianfranco Miglio e Umberto Bossi ospiti da Ferrara - 1990 (Parte 2)



Visione di Gianfranco Miglio sulle radici della cultura storica meridionale



Gianfranco Miglio parla di Secessione ospite di Gad Lerner